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Lo sviluppo sostenibile: il caso Cuba.


Gli obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile non sono puramente teorici ma si fondano sull’esperienza che questi obiettivi sono raggiungibili. Nel mondo esperienze in questo senso ce ne sono stati e ce ne sono. Tra i più significativi per la rilevanza internazionale, negli ultimi 50 anni si deve riconoscere la Repubblica socialista di Cuba. Ispirandosi ai principi di José Marti patriota morto giovanissimo lottando per l’indipendenza di Cuba e considerato tuttora padre della patria, Fidel Castro aveva dato vita a una rivoluzione conclusa con la vittoria alla fine del 1958. Il capodanno del 1959 segna l’inizio dell’esperienza socialista cubana che si può considerare una protagonista nelle dinamiche politiche, militari ed economiche dell’ultimo mezzo secolo, specialmente durante il periodo denominato della Guerra fredda. Alleata per necessità con l’Unione Sovietica, Cuba ha rappresentato una spina nel fianco dell’Occidente capitalista che sotto la guida degli Stati Uniti ha cercato di circoscrivere con un durissimo embargo economico, il fascino culturale e politico rappresentato da Cuba specialmente presso le nuove generazioni. Castro e Che Guevara sono rimasti mitici punti di riferimento ideali per giovani di tante parti del mondo. Le vicende di Cuba hanno avuto una svolta culturale con la visita di Giovanni Paolo II nell’isola caraibica. Un papa non era mai stato nell’isola e concludendo la visita con una chiara condanna dell’embargo lanciò un fortunato slogan che negli anni seguenti ha dato i suoi frutti: Il mondo si apra a Cuba e Cuba si apra al mondo. Una svolta è possibile solo con la volontà delle due parti. Il cammino è stato arduo ma sempre in avanti, rafforzato anche dall’evoluzione graduale del castrismo e dalla visita di un altro pontefice, Benedetto XVI nel 2012. Infine con la mediazione di Papa Francesco alla fine del 2014 l’annuncio di un avvio di accordo e reciproco riconoscimento tra Stati Uniti e Cuba. Questo accordo offre la possibilità di leggere la storia recente di Cuba con più obiettività di quanto non sia stato fatto durante la guerra fredda. In realtà anche negli anni di maggior isolamento Cuba non ha cessato mai di essere un vero laboratorio di sviluppo sostenibile, spinta sia dalla necessità di far fronte alla penuria economica originata e mantenuta dall’embargo sia spinta dalla carica ideale della singolare esperienza socialista tanto differente dai Paesi dell’est europeo. Successi e insuccessi non hanno fiaccato la volontà del popolo cubano di realizzare lo sviluppo sostenibile decidendo nelle priorità pubbliche di porre la sanità a garanzia della salute di tutti secondo il principio di uguaglianza, l’assistenza sociale, e l’istruzione per tutti, gratuita fino ai gradi più alti per chiunque ne fosse meritevole. Negli anni, Cuba è diventata un esempio: Paese del terzo mondo ha convissuto con una decorosa povertà superando con la solidarietà sociale la miseria tipica del restante terzo mondo. Ha dimostrato che si può vivere dignitosamente senza consumismo, nel rispetto delle risorse naturali della terra. E’ stato punto di riferimento ideale per altri Paesi poveri favorendo ogni alleanza possibile e dando vita a iniziative di solidarietà internazionale come quella dell’invio di medici nelle calamità ma anche per aiutare lo sviluppo programmato della salute in diverse regioni del mondo. Interessante in particolare se si pensa che l’internazionalismo della solidarietà Cuba lo ha lanciato dopo la fine dell’internazionalismo che fino a metà degli anni Ottanta del secolo scorso si esprimeva con l’invio di militari combattenti nelle aree di confronto tra le massime potenze. Andando a verificare a Cuba quanto fosse reale l’orientamento e la realizzazione verso uno sviluppo sostenibile abbiamo anche scoperto la diffusa conoscenza tra il popolo cubano e i suoi dirigenti sia degli obiettivi del millennio delle Nazioni Unite sia dei nuovi obiettivi per uno sviluppo sostenibile che saranno sanciti in settembre.



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